Come si è chiuso il 2022 per il settore dei produttori e distributori di macchine rappresentato da ARGI?
L’Osservatorio Argi è lo strumento con cui l’associazione sviluppa le ricerche di mercato, che non ha però ancora rilasciato i dati del 2022. Non ci sono numeri ufficiali a disposizione quindi, ma possiamo trasferire quello che è il sentiment raccolto dai soci che testimoniano in gran parte ottimi risultati per l’anno 2022. L’effetto rimbalzo generatosi dopo la caduta del 2020 (di cui conosciamo bene tutti le cause) ha visto un 2021 con una grande crescita. Questo effetto rimbalzo è continuato nel 2022, senza essere particolarmente scalfito dall’arrivo del conflitto russo-ucraino, ma un po’ limitato dalla situazione di shortage componenti e materiali che si è resa molto evidente nella parte iniziale e centrale dell’anno, creando dei backlog che solo in questo periodo si stanno recuperando. In definitiva un 2022 positivo che avrebbe potuto esserlo di più in termini fisiologici se non ci fosse stato il problema delle materie prime.
Quali sono le tipologie di investimenti che sono andate meglio (roto, offset, digitale, tipologie macchine)?
Per parlare di questo occorre innanzitutto fare il punto della situazione ‘incentivi’ agli investimenti in macchinari, sia con strumenti conosciuti (Legge Sabatini), sia con tutte le altre possibilità collegate al piano Industry 4.0 e Transizione Digitale. Gli ultimi anni sono stati caratterizzati dalla spinta derivante da queste misure prese e mantenute dai diversi Governi che si sono avvicendati. Le imprese hanno decisamente investito, ognuna, io credo, in funzione dei propri piani industriali e di sviluppo del business. Quindi su tecnologie o macchine funzionali al piano di sviluppo. Se poi vogliamo fare uno specifico distinguo, sulla base di ciò che abbiamo potuto ascoltare dai nostri clienti, possiamo dire che per le imprese ha avuto più appeal l’investimento su macchinari più ‘importanti’ dal punto di vista del costo di acquisto (offset, roto), perché su tali investimenti la percentuale di finanziamento (credito d’imposta) assumeva valori molto significativi. A differenza dell’investimento richiesto ad esempio dalle macchine digitali che quindi, per chi aveva in animo di rinnovare l’intero parco, è stato messo come secondo step.
Quali sono le tendenze, in base all’investimento in macchinari, rappresentate dal mercato?
Le tendenze si possono riassumere in: convergenza dei mercati e delle applicazioni, richieste di stampe ad effetto, su materiali innovativi, con sistemi che rispondano ai principi di sostenibilità (energia, materiali, inchiostri, scarti). È un mix di elementi che è figlio del cambiamento della domanda di chi chiede stampati (brand). E che vede il mercato della trasformazione (stampatori) coinvolto in scelte che devono tenere da subito conto delle possibilità che i loro investimenti possano rispondere ai principi sopra citati. Per questo motivo sempre più, oggi, troviamo stampatori nei cui stabilimenti coesistono diverse tecnologie di stampa, dall’offset al digitale, dalla flexo alla rotocalco. Con vetrine di offerta (negli stampatori online questo è molto evidente) che spaziano per tipologie di prodotti una volta pensati come prodotti destinati a mercati completamente diversi tra loro. Oggi invece sono convergenti.
Dai dati generali emerge che continua ad andare meglio la cartotecnica della grafica, è vero questo anche per il settore delle macchine?
Un trend che è destinato ad essere ormai normalità. Le applicazioni di commercial printing erano una volta l’unica opportunità in mano ai brand per diffondere e promuovere i loro prodotti (direttamente o via canale distributivo). Sappiamo che non è più così, che le comunicazioni elettroniche sono un canale assodato. Poi potremo discutere dell’efficacia del messaggio, del ROI di azioni su canali diversi tra loro, ma la convivenza di più canali già spiega perché quello dello stampato sia ovviamente calato. In volumi certamente, portando però a un innalzamento del valore unitario del prodotto, proprio per i motivi di ricerca di stampati più ingaggianti ed efficaci. La cartotecnica, viceversa, può esprimere un nuovo ruolo rispetto al semplice ruolo di contenitore o imballaggio. È il touch-point fisico con il consumatore, e non è sostituibile dall’elettronica (pur se con il metaverso stiamo provando a replicare le sensazioni). Per questo anche lato macchine si stanno presentando nuove soluzioni e innovazioni. Per processi di produzione integrati, e quindi maggiormente performanti.
Che cosa si aspetta dal nuovo governo e dal PNNR?
La conferma che il nostro settore è un settore essenziale per lo sviluppo dell’economia del Paese e per la business continuity del Paese. Perché senza stampa tutti noi rimarremmo ciechi rispetto a ciò che ci circonda. Ed è corretto pensare di supportare questa industry in una sua transizione sia digitale sia di sostenibilità e basso impatto ambientale.
Come vede il 2023?
Penso che il 2023 possa essere una coda positiva del 2022 anche grazie alle possibilità fornite dalla Legge di Bilancio 2023 (e dal Milleproroghe poi) sui tempi di consegna delle macchine legate ai finanziamenti Industry 4.0. Poi bisognerà vedere e verificare le risposte dell’industria esauritasi la spinta propulsiva degli incentivi finanziari. Ci aspettiamo una stabilizzazione del mercato, pur con la consapevolezza che invece alcune nicchie potranno trovare spazi interessanti di crescita. Non dimentichiamo inoltre che la ricerca verso novità tecnologiche è sempre attiva e che il 2024 si preannuncia l’attesa Drupa, dove sicuramente ci saranno ulteriori annunci e quindi opportunità per gli stampatori di valutare ulteriori ampliamenti e aggiornamenti delle loro tecnologie. La ripresa delle fiere, in generale, e della visitazione di qualità che non è scomparsa dopo il Covid (e i numeri della Print4All 2022 lo testimoniano in modo chiaro) è un segnale di ottimismo e di voglia di dare al Printing un ruolo sempre più strategico e di rilievo. Quindi grandi aspettative per Labelexpo 2023, Drupa 2024, Print4All 2025.
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